Lo sai a cosa ci si riferisce quando si parla di “Sospensione del dubbio”?
E’ un particolare carattere semiotico che consiste nella volontà, da parte del lettore o dello spettatore, di accettare che nelle opere di fantasia sia possibile ciò che non si riuscirebbe normalmente a fare.
Un esempio. Nei libri e nei film di Harry Potter si dà per assunto che la magia esista e allora tutto ciò che succede è possibile perché risponde alle leggi di quella stessa magia. Come a nessuno verrebbe in mente di contestare il fatto che solo Thor possa sollevare il suo martello, giusto?
Questo, che dovrebbe essere un patto tra autore e fruitore, diventa in troppi casi un “tana libera tutti”, un alibi per mettere toppe in trame incoerenti. Nei romanzi è un accadimento fastidioso, invece nei film ha già rotto gli argini senza rimedio.
Un esempio tra i più facili è rappresentato dalla fortunata serie di film Fast and Furious, di cui ormai non si possono guardare nemmeno più i trailer senza esclamare “Che cazzata!”
Di recente mi è capitato di sentire Alessandro Cattelan, in una trasmissione di Radio Deejay, sostenere che anche per quei film si tratterebbe di “sospensione del dubbio”, ma è una cattiva interpretazione del concetto. Per l’universo Fast and Furious ci troviamo sempre sul pianeta terra e per nessun effetto di nessun evento le leggi della fisica sono diverse, come non sono diverse le proprietà dei corpi umani, né quelle dei materiali con cui sono costruiti mezzi usati. Dunque non è sospensione del dubbio. E’ solo una cazzata.
Ma attenzione però, perché la differenza è molto più sottile di quanto possa apparire da un film caduto nella “scimmia” degli effetti speciali e si può realizzare in cose meno evidenti, perché tutto ricade nel campo più vasto di Sua Maestà la Coerenza.
In un lungometraggio, come in un romanzo, non si descrive qualsiasi cosa. La prima ragione che mi viene in mente è che sarebbe noioso, ma anche perché ci sono fatti che non è necessario dire, anzi, a volte è più bello far capire. Anche per le scene non scritte, o non viste, tuttavia non si può rinunciare alla coerenza di quello che potrebbe o dovrebbe essere successo.
C’è un esempio che mi dispiace fare, perché il film mi è piaciuto tantissimo. In “C’è ancora domani”, di Paola Cortellesi, la protagonista Delia risolve un problema con l’aiuto di un militare americano. Non dico di più per non spoilerare la scena. Basti solo dire che la cosa che il militare fa necessita di un livello di comprensione dei due che non può prescindere dal fatto che parlino la stessa lingua. Per tutto il film, però, c’è una gag ripetuta tra il milite e Delia che si basa sul concetto contrario, ossia che i due proprio non si capiscono, nemmeno a gesti.
Il “facciamo come se” non può prescindere dai presupposti in cui l’autore stesso ha scelto di muoversi. Di recente ho letto un libro di Jonas Jonasson: “Tre amici geniali verso la fine del mondo.” In questo libro l’autore, per sostenere la sua trama assurda, non esita a travisare molte cose, compreso il carattere e la personalità di gente realmente esistente. Ma ne parlo meglio nella recensione del libro.
Penso che un autore abbia il dovere religioso di essere coerente con le sue trame. Troppe volte si abusa della sospensione del dubbio come alibi per non dover ripensare a tutta la struttura. Proprio per non dover riscrivere parte del romanzo, a volte, si verifica un altro dei peggiori difetti (e lo dico da lettore): grandi premesse per un nulla di fatto. Succede quando si mette così tanta carne al fuoco che, nell’impossibilità di gestirla, si sdilinquisce il testo in altre cose. Per quale motivo mi hai chiesto di sospendere il dubbio? Mi viene in mente un libro letto tempo fa: XY di Sandro Veronesi. Vorrei essere stato avvertito invece che catturato dal marketing.
Da autore (sfigato, per carità) invece dico un’altra cosa. Ci sono delle figure professionali che scelgono cosa pubblicare. Da una parte sembra non lascino passare nemmeno l’aria, te lo dicono prima: “rispondiamo in sei mesi, se non ti rispondiamo non ci ricontattare, ci dai solo fastidio.” E poi leggi dei libri che mamma mia ridatemi i miei 20 euro. La mancata coerenza non è solo nelle trame. Ai lettori l’ardua sentenza di decidere se si tratta di incapacità o disonestà intellettuale.
Dado
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