Edito da “La Nave di Teseo”.
Come si scelgono i libri? Molti li scelgo dalla copertina, ma, è inevitabile, che alcuni autori abbiano la referenza di un libro letto in passato.
Di Jonas Jonasson avevo letto “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve” e mi era piaciuto. Ero stato conquistato dalla leggerezza del racconto e dalla girandola di equivoci che ne dettavano il ritmo. Tutto questo per dire che quando ho letto il nome dell’autore mi sono fidato.
Ho sbagliato? Non posso dire che sia un brutto libro, ma non mi è piaciuto come il romanzo che avevo preso a referenza. La cifra del racconto sembra essere sempre quella, ma l’ho avvertita come vittima di se stessa, fino a esasperare il meccanismo.
Petra, una giovane astrofisica, ha calcolato la data precisa in cui l’atmosfera terrestre collasserà. Non manca molto, questione di giorni, che pensa di passare in solitudine dentro un camper. Il destino però le fa incontrare Johan. Il ragazzo è il tipico Idiot Savant, una persona non molto intelligente che però sa fare alcune cose benissimo, tra le quali la principale è cucinare come un chef 3 stelle Micheline. Assieme intraprendono un percorso per regolare gli ultimi conti della loro vita e, facendolo, incontrano Agnes, una settantenne esperta in photoshop, che si finge giovane travelblogger su instagram, anche se non è mai uscita dal suo paesino in Svezia.
I tre formano una compagnia di ventura che si troverà a fare le cose più assurde aspettando la fine del mondo.
La trama del libro (di cui ovviamente non ho fatto spoiler oltre al punto chiave della fine del mondo) risente di una serie di problemi, primo fra tutti l’abuso del fatto casuale e della coincidenza. In alcuni casi l’autore diventa addirittura ingenuo, che è sempre un buon alibi per garantirsi passaggi di narrazione indolore. Ci sono delle cose tuttavia che proprio non possono esistere nemmeno nella fantasia, perché la sospensione del dubbio è un patto che si fa all’inizio del libro con il lettore, non nel momento in cui fa comodo.
Mi spiego ancora meglio: che nel mondo di Harry Potter ci sia magia è un assunto del libro. Con questa premessa e con le regole dichiarate di quella stessa magia, si può leggere Potter senza dire ogni tre pagine “Ma questa è una cazzata.”
Nel mondo di Petra, Johan e Agnes c’è una specie di “serendipity” che non si riferisce solo alle occasioni, ma che fa cambiare anche il carattere a personaggi esistenti. Tipo che Barak Obama e Ban Ki-moon siano due allegri coglioni che fanno amicizia con il primo che capita, senza alcun filtro di alcun servizio di sicurezza. O che un dittatore, con un passato di capo di gabinetto di Gorbaciov ed Eltsin, accolga sconosciuti sulla sua isola come fosse un resort.
Ma questi sono solo alcuni degli episodi. Arriva un punto in cui le cose sono così tutte belle in fila che leggere diventa fastidioso. La sensazione esatta dall’inizio alla fine è che tutto andrà bene, tanto che non fa neppure in tempo ad andare male. Forse in un libro per bambini, ma neanche.
In sintesi: questo libro è come la Profezia di Celestino, con tutti gli angoli ricoperti in gomma piuma e le scale chiuse da cancelletti di sicurezza.
Dado