Romanzo Bompiani – 300 pagine
Il libro comincia con la frase “Chiamatemi Casablanca”, un richiamo voluto, ma rispettoso, al capolavoro di Melville. In questo romanzo il mare è occasionale, ma c’è una ciurma, un capitano Achab e delle balene bianche, tutto metaforico ovviamente.
Paolo, Sauro, Elio e Casablanca, chiamato così per via del suo cineclub, sono quattro amici con personalità che più diverse non si può. Paolo, il capo, è il figlio di un ricco allevatore della pianura padana. Elio è un negoziante taccagno che vende mangimi. Sauro è un ceramista bello, poco apprezzato e, probabilmente, gay. Casablanca, la voce narrante del racconto, è un supplente precario, oltre ad essere il perfetto spettatore che quasi non lascia segno sulla scena. I quattro cercano la fuga dalle loro esistenze e lo fanno inseguendo le idee assurde di Paolo che, con la sua faccia da Jack Palance (un duro del cinema anni ’50), non accetta rifiuti. La prima balena bianca di Paolo sarà il rapimento di Short Horn, un famoso toro da monta, che tenteranno di tenere sequestrato in una camera di Motel, con le inevitabili conseguenze. Nella seconda avventura, foriera di molti altri accadimenti, verranno trascinati da una decadente diva, ape regina, nel mondo dei teatri off della Capitale, andando incontro ad un destino di amori e sconfitte.
Lo stile del libro è particolare. Calligarich, sceneggiatore per cinema e TV, descrive le scene e i suoi personaggi con un rigore che lo porta a ribadire e ad a aprire molte parentesi, senza per questo perdere il ritmo del racconto. Ho trovato questa romanzo originale in tutti i suoi aspetti, soprattutto nel suo provocare risate amare.
Cosigliato ai miei amici “con i piedi per terra”
Dado