Mondadori – 437 pagine
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Ci sono scrittori che hanno un posto preciso nella nostra libreria ideale. Nel mio scaffale del grottesco e del nichilismo, ad esempio, il posto è riservato per Chuck Palahniuk. Se invece voglio scendere nella psiche di personaggi paradossali vado da Ammaniti. E così via.
Anche Fabio Genovesi, l’autore di Oro Puro, ha un posto suo nella mia libreria e lo conserva da quando ha scritto Esche Vive. Lui sta nello scaffale dell’ingenua meraviglia perchè con la sua precisa ingegneria letteraria riesce a produrre personaggi inesperti della vita che si trovano di fronte alle piccole grandi magie del mondo, possibilmente vicino al mare.
Questo romanzo non fa differenza e racconta anche una delle storie più appassionanti dell’umanità: La scoperta dell’America.
La mamma di Nuno ha smesso di fare la prostituta a Siviglia dopo aver partorito. E’ tornata a Palos e con l’aiuto di un amico anziano ha imparato a scrivere, facendolo diventare un lavoro e un servizio per marinai analfabeti del porto.
Prima di morire insegna anche a Nuno a scrivere, convinta di lasciare un mestiere che suo figlio potrà praticare a Palos. Ma siamo nella Spagna del1492 e i Reali hanno appena emanato il decreto dell’Alhambra che intima agli ebrei Spagnoli di convertirsi o lasciare il regno.
E’ una mossa per appropriarsi dei loro beni, ma ci vanno di mezzo anche i poveracci come Nuno, che ormai ha sedici anni, e sua Zia Blanca, che lo implora senza esito di convertirsi. Lui però, per rispetto alla madre, preferisce andarsene.
Senza soldi tuttavia non potrà imbarcarsi, non come pensava di farlo. Infatti per un fraintendimento viene imbarcato come mozzo sull’ammiraglia di Colombo, la caravella Santa Maria. Da lì il suo viaggio lo porterà alla scoperta del Nuovo Mondo, del Paradiso e dell’Amore, quello vero, ma anche di una delle più grandi tragedie della Storia.
E’ una grande vicenda di mare quella che ci racconta Genovesi, ma anche una grande avventura dell’umanità. Oltre a Nuno, che non sa assolutamente nulla della navigazione, ma proprio per questo ce la descrive perfettamente, ci sono i suoi compagni, marinai partiti con la disperazione di una missione impossibile, che è anche però la scommessa di un premio inestimabile.
C’è Alonso, vecchio brontolone con la voce d’angelo. Pedro che cerca una vita migliore per le sorelline e non si separa mai dal Biondo, il suo amante, bellissimo e muto. Ci sono tanti altri personaggi, ma su tutti c’è Lei, indigena del paradiso, amore vero che vale più dell’oro, ma soprattutto Lui, Cristoforo Colombo, Ammiraglio del mare Oceano.
Ed è Colombo la figura più affasciante del libro. Un uomo con una fede imbattibile, ottusa ed una convinzione: andrà comunque come deve andare, perché così vuole Dio e il Signore ha già deciso che lui debba scoprire una nuova via per l’Asia.
Amore e ossessione, sono i prodromi della scoperta, viatici per la magia perchè: “ Così sono le cose magiche davvero, non le conosci, non le immagini nemmeno, e un attimo dopo sono tutta la tua vita.” L’ingenuità di Nuno, mozzo improvvisato, è la stessa del grande Navigatore Colombo nei confronti del Desiderio, solo l’oggetto e le preghiere sono diverse.
Riassumendo. Oro puro è un’avventura sull’oceano, ma è anche un romanzo storico con un’infinità di dettagli interessanti. (Tra parentesi… io da scuola mi ricordavo solo 1492 e Nina, Pinta e Santamaria, adesso mi sono rimaste impresse molte più cose.). Non solo. Il romanzo di Genovese non trascura di rammentarci le conseguenze di quelle scoperte e, proprio nel finale affida un suggerimento al destino perché le cose finiscano diversamente.
Una sola nota sulla scrittura che però non poteva essere diversa da così. La voce narrante è un ragazzo di 16 anni e mezzo al suo primo amore. Alcuni pensieri vengono ripetuti più volte, ma proprio perché sono ossessivi e… chi non lo è stato con il primo amore? Non scambiate l’interpretazione per difetto. Per carità.
Dado