Stai separando i bianchi dai colorati? Non ti distrarre, ascolta l’Audio Recensione:
Ho comprato questo libro spinto da diverse curiosità, soprattutto sulla sua natura che in rete, a quanto pare, ha sollevato qualche perplessità. Devo dire che in effetti la prima cosa che bisogna fare per raccontarlo è spiegare di cosa si tratta.
Non è un romanzo, con le sue 67 pagine non potrebbe esserlo, non è nemmeno un saggio. La cosa a cui è più simile è un monologo teatrale, ma non lo descrive totalmente. E’ il distillato di un pensiero e ne conserva tutte le caratteristiche, compresi gli aspetti ossessivi.
Il protagonista è Adolf Hitler che in un solo movimento scappa dall’irrilevanza del suo destino, fino alla scoperta di ciò che muove le masse. Ed è proprio questa scoperta la svolta che cercava dall’infanzia, la chiave che produce il Mein Kampf, il libro che ha convinto il popolo germanico a bruciare milioni di libri e a fare milioni di morti.
E’ un meccanismo ripetibile? Sì, è sta in questo l’esigenza di questo distillato, come pure lo è stato togliere l’anatema laico al libro maledetto. Il Mein Kampf, appunto. Forse non tutti sanno che di recente la Germania ne ha permesso una nuova distribuzione nelle librerie. Perchè?
Perché il suo più grande nemico non è e non può essere la censura, ma è lo spirito critico. Il contrario di quello che teorizzava Hitler. Alla base di tutta la sua fascinazione c’erano parole, che erano fatti, ma erano anche sempre uguali, prosciugate di ogni spessore, che non fosse appunto il ripetersi. Parole che rendono ciechi alla ragione, impermeabili al senso critico, sciolti dal controllo del giudizio.
Vi ricorda nulla? Eh sì perché il meccanismo alla fine è sempre quello. Slogan dove non c’è nulla da capire, per non alimentare il senso critico.
“Digli solo dov’è il bene
Digli solo dov’è il male.”
Lo consiglio? Io sono contento di averlo comprato, anche perché parte integrante di questo breve testo è un gran lavoro di ricerca e comprensione, quasi la biopsia di un pensiero, come la chiamano nella quarta di copertina. Tutto questo lavoro però si nota solo ad un certo grado di consapevolezza. Dunque direi che quest’opera è per molte persone che conosco, ma non per tutti. Lo sconsiglierei a chi non capisce che fascismo, nazismo e le parole che li caratterizzano, non hanno come scopo primario camice nere e saluti romani, ma un desiderio di apatia della ragione e del senso critico ben presente in ognuno di noi.
E’ un libro che ci serve perché, come sosteneva Pasolini, il fascismo degli antifascisti è presentato come una normalità « come codificazione del fondo brutalmente egoista di una società». Ma, aggiunge Stefano Massini, usa sempre le stesse parole.
Dado