edito da Bombiani – 627 pagine.
Che sia bello e che che Scurati sia un grande scrittore lo devo mettere come premessa a tutto, altrimenti non si capisce la mia piccola critica.
Il primo M racconta dell’ascesa di Benito Mussolini e si ferma all’omicidio Matteotti. Questo secondo M arriva fino al ’32, il consolidamento del potere del Duce.
Con il consueto metodo dei documenti ufficiali e delle lettere tra i protagonisti (quando non sono informative di polizia), Scurati ricostruisce nel romanzo la vita della Dittatura e del suo inventore.
Il Duce è descritto come un uomo a cui sembra nulla possa essere precluso, ma la cui intuizione marcisce tra le mani. E’ osannato, sacralizzato, il suo stesso corpo nutre le fantasie epiche del popolo. Di contro il suo Fascismo si regge in piedi su continue epurazioni che coinvolgono i nemici quanto gli amici. Tutti vogliono un riflesso di quel potere che lui non può e non vuole concedere. Il potere e la lontananza da chiunque diventano così direttamente proporzionali.
Antonio Scurati “seziona” con esperta e cinica prospettiva. Ricostruisce la storia del fascismo come in un’autopsia, ma ne ricava tutt’altro che un cadavere. Ci sono lotte fratricide, passioni ormai esaurite che lasciano sofferenti strascichi lunghi quanto la Storia, ambizioni da realizzare a prezzo di molte vite umane e c’è la morte quasi banale della Democrazia.
Ci sono un sacco di cose in questo libro, ma…..Mi è piaciuto di più il primo, era più avvincente. So che sembra in contraddizione con quanto scritto finora, ma c’è un motivo. In qualche modo si avverte che questo (sebbene secondo me dovrebbe essere con l’altro nei programmi perlomeno dei licei italiani) è un libro di passaggio.
Ovvio che debba uscire un terzo M. Mancano la Seconda Guerra Mondiale e la caduta del Fascismo, mica cazzate.
Non sapendo quando ci sia di preparatorio nella trama di questo secondo volume, sospendo momentaneamente il giudizio e aspetto di leggere il terzo. (Scurati capirà )
Dado