Edito da Bompiani – 665 pagine
C’è il nuovo codice della strada! Non leggere mentre guidi, altrimenti ti portano via un rene. Ascolta l’audio recensione:
Ho finito di leggere anche il 4° libro della serie M di Antonio Scurati. Chi mi segue, quei due o tre, sa già cosa penso di questi romanzi, ossia che dovrebbero far parte del programma scolastico.
Hanno l’appeal del romanzo, la documentazione di un corso di Storia superiore e la rara qualità di trarre giudizio solo dai fatti. Perchè, diciamocelo, non esiste nessuno che fa più danni all’antifascismo di chi lo tratta come un dogma.
Non ce n’è bisogno. E’ tutto lì, fresco, (qualcuno direbbe fumante e non saprei come dargli torto), documentato nei minimi particolari. Gli atti di fede riserviamoli per le cose che non capiamo o non vediamo. Per comprendere il fascismo basta studiare… magari non nella sede di Fratelli d’Italia, ma basta studiare.
Non è sempre un compito gravoso informarsi e un esempio sono proprio questi libri di Scurati: romanzati quel tanto che basta per appassionarci, ma corredati da vera e propria documentazione storica.
Diari, lettere, telegrammi, trascrizioni dei discorsi pubblici, verbali di riunioni e anche autentiche intercettazioni telefoniche ottenute dalla polizia segreta del regime. Insomma, tutto ciò che per sua natura non è stato filtrato e falsato dalla propaganda fascista.
Questo 4° libro parte dal 1940, con gli stati dell’Asse che dichiarano guerra al mondo, e finisce nel ’43, con Benito Mussolini sfiduciato dal direttorio fascista e arrestato, dopo essere stato sostituito dal Re con Badoglio alla guida dello Stato.
Sono gli anni in cui il ventennio di retorica fascista crolla miseramente sotto i colpi della realtà. L’italiano non è quel popolo guerriero che Mussolini andava vaticinando ma, casomai lo fosse stato, lo stesso fascismo gli avrebbe negato ogni possibilità, mandandolo in guerra senza mezzi e senza organizzazione in bel quattro distinti fronti.
La fallimentare campagna per invadere la Grecia, le inumane misure repressive adottate in Slovenia e Dalmazia, il fronte africano e la battaglia di El Alamein, l’assurda pretesa di muovere guerra alla Russia a fianco della Germania per non sfigurare con i nazisti. “L’ora del destino” è il racconto di tutto questo e del miserabile fallimento personale di Benito Mussolini.
Nella sua scia le maschere violente e vigliacche prodotte dalla gerarchia fascista. Il subdolo e feroce generale Roatta. Galeazzo Ciano, il genero ossessionato dalla bella vita e dalla conquista del mediterraneo, ma anche le mille vite di Amerigo Dumini, l’assassino di Matteotti e la strategia di Dino Grandi, gerarca fascista dedito alla carriera e alla cospirazione contro il suo stesso Duce. Senza dimenticare le donne, come Edda Mussolini, che di arruola nella Croce Rossa per dimostrare il suo valore e Clara Petacci, giovane amante di Benito, devota, ma anche chiave d’accesso ai favori e alla ricchezza per suo fratello.
Non ci sono tuttavia solo le vicende di chi il fascismo l’ha cavalcato fino alla rovina. M racconta anche le storie di una generazione di italiani, sacrificati sull’altare dell’insipienza di Mussolini e dei suoi gerarchi. C’è Mario Rigoni Stern, che racconta i suoi alpini nel dramma del fronte russo e, tra gli altri, c’è anche Paolo Caccia Dominioni, alla guida del suo reparto tra le sabbie dei El Alamein.
Tanta roba? Sì, e anche molto di più, in questo gigantesco affresco dell’Italia fascista. Sopra tutti, fino alla fine, c’è lui però: Benito Mussolini. L’uomo che ha preteso di far coincidere il suo destino con quello dell’Italia, senza poi volersene assumere alcuna responsabilità, anzi. Nel precipitare degli eventi, Mussolini ha solo parole di disprezzo per gli Italiani che non hanno vinto la sua guerra impossibile.
In conclusione. Che consiglio questo romanzo lo sapete già, ma mi piace ribadire che questi 4 volumi rendono giustizia ad una evidenza che per pigrizia e superficialità tendiamo a non voler accogliere.
In Italia c’è stata una dittatura vera e feroce, che ha pervaso la vita degli italiani e delle italiane, fino a pretenderne il sacrificio della vita in favore di un megalomane, che poi non se n’è preso nemmeno la responsabilità.
È la nostra storia, la nostra eredità. Conoscerla non serve solo a far in modo che non si ripeta, serve a generare anticorpi contro una società iniqua sostenuta dal falso mito dell’uomo forte.
Dado