edito da Bompiani. 839 pagine
Vorrei premettere che, secondo me, questo è un romanzo che dovrebbe entrare di diritto nei programmi didattici delle scuole italiane. I motivi sono diversi, ma il principale è il suo modo di rendere molto chiaro che popolo siamo e i rischi che corriamo, sì, anche oggi.
“M il figlio del secolo” è un romanzo (ripeto, romanzo) che parla di Benito Mussolini e di un periodo molto preciso, dall’immediato dopoguerra ai giorni seguenti l’omicidio Matteotti. M racconta di questo lasso di tempo usando parole e pensieri di personaggi dell’epoca, soprattutto di Mussolini. Attenzione però, sebbene di tratti di un romanzo, ogni singolo accadimento, personaggio, dialogo o discorso è storicamente documentato e/o autorevolmente testimoniato da più di una fonte. Senza giudizio, senza usare criteri di arbitrarietà, questo romanzo dipinge un quadro feroce ed affascinante del periodo storico che ha segnato per sempre la nostra contemporaneità.
Nel 1918 l’Italia esce vittoriosa da una guerra mondiale. E’ una vittoria che sa di fango e la popolazione fatica a rientrare nella normalità. Gli interventisti, coloro che quella guerra l’avevano fortemente voluta, si ritrovano con un pugno di mosche e un’enormità di reduci, eroi di guerra, ma inutili psicopatici nella vita normale. Tra gli interventisti c’è il giovane Benito Mussolini, cacciato con infamia dal Partito Socialista, fondatore dei Fasci di Combattimento e direttore del Popolo d’Italia. E’ il figlio di un fabbro, prima maestro di scuola, poi personalità politica nel socialismo italiano. E’ scaltro, narcisista e sociopatico, ma ha un istinto particolare, quello di annusare nell’aria il cambiamento che porta il suo secolo.
In effetti, tutto sta cambiando. La rivoluzione russa da una spinta violenta al socialismo italiano che stravince nelle elezioni, ma poi, alla resa dei conti, tentenna a portare la rivoluzione del popolo che promette. Le uniche cose in cui riesce sono le continue divisioni e l’arbitrario esercizio del potere proletario, che decide produzione e salari, mettendo in difficoltà lo stesso proletariato. In particolare tra l’Emilia e il Polesine (veneto meridionale) si verifica una grossa crisi di rigetto che si appoggia sul nascente fascismo.
Benito Mussolini fino a quel momento possiede solo l’irrisorio peso che suscita il suo controverso personaggio. Sono altri gli eroi che scaldano i cuori nazionalisti, come D’Annunzio che con un colpo di mano conquista Fiume. A Bologna, Ferrara, Rovigo e limitrofi, però, l’azione fascista contro i socialisti è sponsorizzata dalla borghesia che vuole uscire dall’impasse in cui l’ha precipitata il nuovo corso politico. Poco importa se quest’azione è criminale e si nutre di bastonature, omicidi e roghi delle Case del Popolo. Mussolini s’intesta volentieri questa violenza, che da quelle terre s’irradia in tutta Italia, creando lo spauracchio dello squadrismo.
L’escalation vera e propria, tuttavia, è determinata dall’inesistente prospettiva della classe politica del tempo. Il Fascismo e il suo percorso politico di soprusi e malversazioni, si sarebbe potuto fermare in moltissime occasioni, ma, tra la Sinistra in perenne separazione e il resto delle formazioni in cerca dell’uomo forte, uno come Benito Mussolini, che prometteva tutto a tutti per alimentare lo stallo, ebbe gioco facile. Quando, per la prima volta Presidente del Consiglio, chiese pieni poteri al Parlamento Italiano aveva solo 35 deputati fascisti da opporre al resto del Parlamento, ma ottenne 306 voti favorevoli. Anche nell’ora più nera del Fascismo, dopo l’omicidio Matteotti, al futuro dittatore bastò affrontare a muso duro un Parlamento che, prima d’ogni altra cosa, teneva alle sue poltrone.
I fatti storici narrati in questo libro sono innumerevoli, affascinanti e rivelatori. Personalmente ho trovato molte corrispondenze con la contemporaneità e mi stupisco di come i maggiorenti dell’odierna sinistra siano i primi a sostenere che in Italia il Fascismo non esista e non si possa ripetere. Quasi come se per farlo avesse bisogno per forza di avere un leader con quel nome e cognome e la rifondazione tale e quale del PNF. In Italia il fascismo è un sentimento molto facile da stimolare e, anche se non si ripete uguale nella forma, può fare molti danni nella sostanza.
Questo libro fa capire proprio questo. E’ più pericoloso un uomo di Sinistra che nega il sentimento fascista che ci pervade, piuttosto che il poveraccio che scimmiotta un ideale nazionalista, terminale di cose che nemmeno capisce.
Leggetelo, parla di noi.
Dado