Edito da Bompiani – 425 pagine
Terzo romanzo sul ventennio fascista di Antonio Scurati e probabilmente ci sarà anche il quarto. Fino a qui ve li consiglio tutti.
Sono libri particolari perché sono romanzi, sì, ma descrivono in maniera molto precisa caratteri, tic, manie, atteggiamenti, ipocrisie di Mussolini e, non di meno, quelle del popolo italiano dell’epoca. Questa precisione è dovuta alla ricca documentazione costituita da documenti ufficiali, ma anche ufficiosi, come i diari di alcuni dei protagonisti, le lettere personali, le missive ufficiali, i rapporti della polizia politica.
Il terzo volume, nello specifico, racconta l’Italia di Mussolini dalla primavera del ’38, dalla prima visita ufficiale di Hitler nel ruolo di gerarca nazista, al giugno del ’40 con la dichiarazione di guerra del Duce dai balconi di Palazzo Venezia.
E’ il racconto impietoso della caduta verso il barato della guerra e di un Mussolini già superato dalla Storia, circondato da servi sciocchi, che cerca di recuperare il proprio mito costituito perlopiù di propaganda. A cavallo degli anni ’40 però la macchina dell’informazione anche se completamente asservita al regime non riesce ad arginare l’impatto di Hitler sulla Storia.
Mussolini da padre del fascismo e figura guida delle teorie autarchiche europee, si sveglia ruota di scorta di un alleato pericoloso di cui non può reggere il passo. In quell’incerto contesto l’opinione pubblica torna ad avere un peso e il Duce lo sente tutto. Cerca di guadagnarsi una posizione nel nuovo corso, prima promulgando leggi razziali più restrittive di quelle della stessa Germania e poi giocando su più tavoli come mediatore della “non belligeranza” tra le nazioni.
La guerra, tuttavia, è il solo obiettivo di Hitler che mantiene il suo passo curandosi molto poco delle esigenze dell’alleato italiano. Alla fine il Duce, per nutrire il malinteso senso dell’onore e dell’orgoglio fascista, porterà in guerra un’Italia senza armi, senza mezzi, senza risorse.
Anche questo terzo romanzo di Scurati ci porta tra le pieghe di quella storia che, sebbene fondante per il nostro Paese, conosciamo molto superficialmente. Lo fa non solo con Benito Mussolini, motore del disastro, ma scovando personaggi secondari che testimoniano le conseguenze della mentalità di regime. E’ il caso di Renzo Ravenna, decorato della Prima Guerra, Podestà di Ravenna, fascista sincero, che si ritrova improvvisamente ai margini della società perché ebreo. Oppure di Margherita Sarfatti, musa e amante ripudiata, nonché del Conte Ciano, Ministro degli Esteri genero del Duce, utile idiota, edonista impenitente dedito alle tresche sentimentali e politiche.
Come già per i primi due, consiglio questo romanzo senza riserve. Per chi ama la Storia, per chi vuole rispolverare la Memoria del proprio Paese, utile soprattutto per chi “Quando c’era lui i treni arrivavano in orario.”
P.S.
“- Da quando c’è lui… treni in orario, e tutto in ordine!
Per fare arrivare i treni in orario, però se vogliamo mica c’era bisogno di farlo capo del governo. Bastava farlo capostazione.” [Massimo Troisi – Le vie del Signore sono finite]
Dado