Edito da ilSaggiatore – 636 pagine
Qualche volta lo faccio, altre volte no. Questa è una di quelle volte che il giudizio ve lo do subito. Le Mosche di Emiliano Eriddia è un libro fuori di testa.
La copertina è bianca, con una mosca sopra, ma il libro in realtà è nero. Nero, sì, nel senso di noir, ma anche nero senza speranza dalla prima pagina all’ultima. Un libro senza eroi, senza persone buone, tranne una, che però è nella condizione di non poter determinare alcunché nella sua esistenza, per cui è buono per forza.
Cammina una ridda di personaggi allucinanti tra le pagine di Le Mosche e, proprio come quegli insetti, sono attirate dal degrado di qualsiasi cosa e guidate da un istinto infallibile verso la morte. C’è Canè l’ispettore di polizia pluriomicida e cocainomane. Assenza, il killer infallibile che vive il senso della sua vita solo nelle “sentenze” che gli vengono affidate e per il resto della sue giornate è solo un alcolizzato invisibile. Mainenti il volto televisivo tormentato dal passato e dalla sua stessa superficialità. Agata eroinomane e sensitiva. Madame Elle, transessuale che guida un impero di droga e sesso estremo. Barone il vecchio mafioso senza onore e sopra tutti Sciarra, il Procuratore Capo che modifica la legge a suo piacimento.
Il romanzo parte con Julian Massa, pappone e tossico, che viene ritrovato sventrato. La sua compagna Amanda, figlia di un Ambasciatore USA, è scomparsa e con lei anche il figlio piccolo. Dalla procura non cercano un colpevole certo, ma solo plausibile e fanno l’errore di scegliere Assenza, il killer al comando di Barone. Canè, un violento individuo di due metri, viene incaricato delle indagini, ma presto scoprirà che i segreti sono troppi e difficilmente governabili, soprattutto per chi l’ha mandato ad indagare.
Oltre alla trama molto ben orchestrata, quello che rende questo libro molto particolare è lo stile di Ereddia che, in maniera a volte anche poco ortodossa, è capace di farci accelerare nella lettura come fossimo in cima ad un piano inclinato senza l’ausilio di freni di nessun genere. Usa questo “mezzo” per catapultarci nelle menti compulsive ed alterate dei molti personaggi che usano sostanze fra le sue pagine. Quando poi le sostanze sono associate al sesso estremo , risulta impossibile sottrarsi al modo con cui accede alla mente dei suoi personaggi. Morboso, ipnotico, psichedelico.
Lo consiglio? Mille volte sì, ma con un’eccezione. Se siete impressionabili lasciate perdere. In questo libro non è assente solo la speranza, ma anche il riguardo alla sensibilità di chi potrebbe leggerlo. Non l’avrei apprezzato così tanto se così non fosse, ma a volte io stesso ho sentito il bisogno di una pausa per fare scorta di energie mentali.
Cattivi, per la semplice impossibilità di essere qualcosa di diverso, i personaggi di questo libro difficilmente non vi turberanno. Bomba.
Dado