Edito da Feltrinelli – 234 pagine più ringraziamenti.
Stai guidando di ritorno dalle vacanze, non ti distrarre, ascolta la recensione su Spotfy:
L’estate non è estate senza un bel giallo da gustarsi sotto il metaforico ombrellone e “la piscina” di Giacomo Papi lo è per diversi motivi.
In parte sembra rispettare tutti i canoni. C’è un castello, un morto già nelle prime pagine, qualcuno della servitù probabilmente colpevole, un mistero da svelare e un ispettore che indaga. Poi però è anche in romanzo sulla lotta di classe, con una rivolta di Orwelliana memoria (anche se gli animali qui sono tutti da cucinare) e il commento di un buon numero di fantasmi.
Se c’è una cosa di cui Papi non difetta è la fantasia, ma, da bravo scrittore, riesce a mantenersi coerente fino all’ultima pagina. La trama:
Klaus Signori è un artista della disinstallazione. Nei suoi anni d’oro ha guadagnato follie smontando e distruggendo in modo artistico. Poi si è stancato e si è ritirato nel suo castello ad Abborracciano tra i boschi umbri.
Per il suo ottantesimo compleanno invita al castello i parenti che gli sono rimasti, allo scopo di mettere in atto la sua ultima è più spettacolare disistallazione. Quando tutti gli invitati arrivano, però, lui non si presenta. Non per egocentrismo, anche se tutti lo pensano, ma solo perché è morto congelato dentro un grande frigo a pozzetto nella dispensa.
Anche se è ridotto a un surgelato, tramite email a tempo, il suo programma di disinstallazione parte lo stesso, il primo è più evidente effetto è un aspro conflitto tra servitù e invitati. Da qualche parte c’è una valigia con 5 milioni di euro e Florin, l’autista ex carcerato, mette subito le cose in chiaro rinchiudendo gli invitati e costringendoli a servire le maestranze.
Ma c’è una scadenza da rispettare. Un famoso regista arriverà da lì a qualche giorno per filmare il risultato finale del piano di Klaus Signori, almeno quello che lui pensava sarebbe stata la rivelazione finale.
Nel conflitto tra padroni e maestranze altre due persone perdono la vita e un bambino viene ferito. E’ inevitabile chiamare la polizia. L’ispettore Frascherelli interviene in maniera piuttosto gioviale, ma del tutto professionale. Riuscirà a capire cosa è veramente successo? Klaus voleva che le cose andassero come in effetti sono andate? Le morti successive alla sua, sono incidenti o sono volute?
Tutte domande a cui non posso rispondere, perché la parte più importante del giallo è la fine e… questa fine non vi deluderà.
Lo consiglio? Sì per diversi motivi, ma soprattutto per la leggerezza d’esecuzione dell’eterno conflitto fra ricchi e poveri. Lasciando poi a noi decidere se i ricchi non siano altro che poveri con i soldi.
Dado