edito da Solferino – 240 pagine
Non ho un modo preciso di scegliere i libri da leggere. Molte volte mi affido al caso e alla copertina. Di questo libro mi aveva attirato il nome dell’autore, perché si tratta di un elemento della coppia Gino & Michele. Avete presente no? Zelig, “Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano”… autori comici e, dunque, volevo capire come potesse essere l’esordio al giallo di un autore che in altro genere ha molto successo.
All’inizio della lettura ho avuto una piacevole sorpresa, infatti il romanzo è tutto ambientato a Rimini (la mia abituale scena del crimine ). A parte questo però il libro, seppur scritto bene, si incanala per certi canoni che lo rendono un po’ troppo commerciale e prevedibile. Un lettore assiduo di gialli indovina quello che dovrebbe essere il colpo di scena finale a metà delle pagine, mentre la trama in generale punta in una certa direzione e lì arriva, liscia, senza sobbalzi di sorta.
E’ vero che il confronto con i giallisti/noir italiani, da Camilleri a Carofiglio, è una vetta difficilmente raggiungibile. Ci sono cose però che chi scrive da molto tempo dovrebbe saper evitare. I personaggi di Vignali non si “sporcano”, sono stereotipi che passano indenni attraverso sei omicidi brutali, rimanendo identici se stessi.
Costanza, il vicequestore di Rimini, è una nobile fotomodella milanese, con attitudine al comando e intelligenza fuori dal comune. Tanto è vero che il passaggio nel ruolo di vicequestore a Rimini è solo una formalità, prima di raggiungere la vetta e dato che ha proprio a Rimini ha una suite di proprietà al Grand Hotel…. La sua squadra è formata da un ispettore erudito, un vice sovrintendente patacca e l’agente scelto, esperta di informatica. Tutto comincia quando un senzatetto fissato con Fellini viene trovato carbonizzato dopo essere stato torturato.
La squadra nel corso dell’indagine si imbatterà in altri 5 omicidi e, seguendo la fila degli indizi (proprio perché sono provvidenzialmente in fila e pronti a farsi cogliere), giungerà a capire che la causa è un giro di riciclaggio di denaro che passa per una finanziaria di San Marino.
Ora.. non voglio dire troppo perché comunque ogni lettore ha le sue misure e a qualcuno potrebbe venir voglia di spendere 16 Euri per questo illustre tentativo. Un paio di cose, però, le vorrei sottolineare. Fabio Volo come riferimento culturale… anche no. Mi pare sia citato addirittura 3 volte, se non sbaglio. L’altra cosa è che Rimini è descritta molto fedelmente, rivelando una certa frequentazione dell’autore, anche se ogni tanto si abbandona al peccato veniale dei luoghi comuni, però c’è una grande imprecisione. Qui a Rimini il giovane sindaco di bell’aspetto, con un brillante futuro nella politica ed un passato nella FIGC, non è che sia propriamente un tombeur de femmes. Non per dar seguito a chiacchiere di paese, per carità, ma se lo avesse descritto innamorato del suo riflesso come Narciso, sarebbe stata una citazione più veritiera.
In conclusione: mi è sembrato che il tentativo di fare un giallo da parte di uno scrittore comico abbia in realtà smorzato entrambe le aspettative. Non definitivamente giallo, non abbastanza comico. Spero che il prossimo giallo si apra di più al tragicomico. Lì, forse, un po’ di spazio senza confronti troppo importanti è rimasto.
Dado