742 pagine. Romanzo Bompiani
Gulliermo Arriaga è considerato il massimo scrittore Messicano, famoso anche per la sceneggiatura del pluripremiato “21 grammi” ed allora mi sono arrischiato a spendere sopra i 20 euro, sfidando la pazienza di Alessandra, che vorrebbe sapere perché non risparmio drogandomi come tutti gli altri
Mi è andata bene, il libro è bello e si è guadagnato il suo posto sul mio affaticato comodino.
E’ la storia di Gulliermo, abitante dell’enorme periferia messicana, che, ancor prima di compiere i 18 anni, è perseguitato dalla morte. Il suo gemello muore nell’utero materno. Il fratello maggiore, spacciatore, muore assassinato da una setta di fanatici cristiani e, a catena, muoiono la nonna paterna e poi i genitori in un incidente d’auto, che sa tanto di suicidio.
Gulliermo, adolescente spezzato negli affetti, vive una profonda crisi tra incubi e pianificazione di vendetta. Le uniche due presenze che lo tengono a galla sono Chelo, l’ex amante di suo fratello e Colmillo un lupo che il protagonista salva dall’abbattimento. E’ proprio usando Colmillo come cardine che Arriaga incrocia una seconda linea narrativa, che parla di un leggendario cacciatore Inuit e del Lupo padrone del suo destino.
Oltre ad avere una storia da raccontare bisogna sapere anche come farlo e lo stile “concentrico” di Arriaga è decisamente da grande romanziere. Il cuore del racconto è come un grosso sasso buttato nel centro di uno specchio d’acqua e la narrazione assume la forma di onde che si allontanano e poi ritornano.
Il Selvaggio, nonostante parta dalla morte, è un intenso libro sulla vita, sull’indomito dentro di noi, ma soprattutto sul perdono. Non il perdono del nemico, ma il perdono di chi è venuto a mancare.
Dado