Rizzoli – 386 pagine
Ti stai arrampicando in cordata? Non distrarti, ascolta l’Audio Recensione:
Nutro da sempre sentimenti contrastanti nei confronti dei thriller americani. Alcuni sono capaci di sovvertire le convenzioni, come i romanzi di Chuck Palahniuk e le sue trame che ti si imbizzarriscono tra le mani. Altri (e sto sempre parlando di bestseller) eseguono il compitino del “Viaggio dell’eroe”, mettendo in fila gli archetipi richiesti nel percorso stabilito.
Il Sangue dei Peccatori, di Cosby, è una via di mezzo. Sai già come andranno i fatti raccontati, ma, perlomeno, contiene una denuncia piuttosto chiara di un Paese ancora percorso da troppe spinte razziali. E’ l’America del 2017, quella che vota Trump e che trova la ragione dei suoi fallimenti in un meglio identificato tentativo di cancellare il glorioso passato della supremazia bianca.
La trama:
Titus Crown è un uomo di colore ed è un ex agente FBI. Durante il suo servizio nei reparti a contrasto del terrorismo interno, è successo qualcosa che l’ha costretto a dimettersi. Tornato a Charon, Caronte, contea depressa del depresso stato della Virginia, si candida come Sceriffo e vince l’elezione.
Charon è un posto povero, in cui le uniche due attività ancora in attivo sono la pesca, una fabbrica di bandiere e il bar che fa girare gli stupefacenti. Titus, come nuovo sceriffo, vorrebbe garantire alla comunità nera l’imparzialità sempre negata dai suoi predecessori, razzisti e corrotti. I suoi piani vengono però presto messi in difficoltà da due eventi difficilmente gestibili. Un gruppo di suprematisti che vogliono rievocare i successi immaginari dell’esercito confederato sudista, e un Serial Killer particolarmente feroce che sevizia e uccide ragazzini di colore. L’Ultimo Lupo, così viene identificato l’omicida, riesce anche a farsi aiutare da insospettabili cittadini di Charon.
Insomma. Titus catturerà il Serial Killer? E che te lo dico a fare!?
Titus Crown è un supertipico eroe senza macchia e senza paura. A dire il vero una macchia pensa di averla, ma se l’è procurata in una situazione così estrema che il suo allontanamento dall’FBI risulta un’ingenuità della narrazione.
Anche il cattivo è una maschera tipica. L’ultimo Lupo è un folle delirante, reso tale dagli abusi d’infanzia, che cita le Sacre Scritture per comunicare le sue ragioni. La cosa più interessante del personaggio è la capacità di comprendere nei suoi piani mentalità criminali diverse, nello specifico un pedofilo e un tossico. Cosby però non spreca nemmeno una pagina per descrivere la dinamica psichiatrica che si instaura nel malvagio triumvirato. Non lo fa perchè non ci vuol disturbare dal confortevole scivolare della trama verso la fine.
Di questo libro ho apprezzato il richiamo alla contemporaneità di certe tematiche sociali, ma è più una tendenza generale, piuttosto che una peculiarità di Cosby. Anche in Demon Copperhead si parlava del degrado sociale di certi Stati USA. In fondo il Crime è il romanzo sociale dei nostri anni ’20. Per il resto, mi sono trovato a leggere la diligente esecuzione di un genere letterario. Tutto corretto, tutto troppo prevedibile.
Lo consiglio? Dipende. Se sei un cultore o una cultrice del genere specifico ti potrebbe piacere. Se, come me, quando leggi thriller vuoi infilarti in un labirinto da cui nessuno uscirà indenne… beh, in questo caso troverai “Il Sangue dei Peccatori” un po’ anemico.
Dado