Edito da Rizzoli – 295 pagine
Piedimonte non lo avevo mai letto e devo ammettere di aver comprato questo libro per la premessa di De Silva sulla copertina. De Silva mi piace, ergo… potere del marketing.
Mi è andata bene, d’altronde agli scrittori napoletani basta guardarsi attorno per poter scegliere tra una quantità di maschere della commedia, che sgorgano spontanee dalla complessità di quella città. Ce lo aveva insegnato, tra gli altri, la “Napoli di Bellavista” di De Crescenzo (almeno a chi ha avuto la fortuna di averne una copia in casa.)
Piedimonte non tradisce la tradizione, anzi ne coglie un’aspetto fondamentale: il surreale, che diventa cosa normale. “Non è vero, ma ci credo” dicono da quelle parti e allora tanto vale comportarsi “come se”.
Nelle campagne lombarde viene trovata una palla di notevoli dimensioni e di origini sconosciute, in mezzo ad un campo. Nessuno ha visto come ci è arrivata ed è leggermente radioattiva. Tutto il Consiglio dei Ministri, tranne un Presidente del Consiglio allergico alle decisioni, si occupa del caso, senza risparmio di uomini e mezzi.
Per un “primo contatto”, però, sono necessarie quattro persone sacrificabili e così vengono contattati: un mariuolo, un camorrista, un prete sciroccato e una influencer, tutti di Napoli , tutti troppo bisognosi di soldi per chiedersi cosa stanno andando a fare. Intanto, nelle campagne attorno al luogo del ritrovamento, Morimondo, le lepri si comportano in modo strano.
E’ un libro tutto da ridere, come lo è ognuno dei personaggi, sembra quasi non ce ne sia nessuno secondario. E’ uno di quei romanzi che sembrano assurdi, ma tra le righe ci puoi riconoscere un sacco di realtà.
Resisto nel descrivervi i personaggi, non voglio togliere il gusto della lettura a chi seguirà il mio consiglio: Se non lo comprate vi faccio dare un ceffone da Sasà o’ Schiaffo.
Dado