Sellerio editore – 276 pagine
Non smettere di remare per cambiare pagine, ascolta l’Audio Recensione:
In questa nuova recensione vi propongo una finalista del premio Strega 2024. Non perché questo sia indice necessario e sufficiente di qualità, ma solo perché mi incuriosiva Chiara Valerio di cui non avevo mai letto nulla.
Cominciamo subito col dire che “Chi dice e chi tace” è un bel libro, ma non è propriamente un giallo, come ho letto in diverse occasioni. Sì, c’è una morte e, ancora sì, c’è un’indagine, ma la morte è praticamente inevitabile e l’indagine si muove molto più tra pensieri ambigui che tra indizi materiali.
La trama:
Lea è un avvocato che vive a Scauri, il comune di mare più a sud del Lazio. I genitori di Lea le hanno dato un nome corto perché non volevano venisse abbreviato, ma tutti la chiamano Le’, come in un monito sul presunto controllo che si pensa di avere sulla propria vita.
Il paesino dove vive non è ciò che le sue ambizioni le avevano suggerito durante gli studi, ma con il tempo è diventato comodo, intimo, irrinunciabile. A Lea non manca nulla. Ha un suo studio, una casa, un marito, due figlie, i weekend a Ponza. Stabilità e quotidianità. Solo Vittoria l’affascina e la sorprende.
Non è di Scauri, anche se ormai ci abita da vent’anni. Eclettica, seducente, lesbica, vive in una casa aperta a tutti, ha una certa cultura, ma di se non dice mai niente. Lea pensa che il piccolo segreto lasciato intuire a tutti, ossia che la convivente molto più giovane non è la figlia ma l’amante, sia quanto di più importante ci sia da sapere. Il resto è ricostruibile tramite innocenti fantasie, senza danno.
Poi però Vittoria muore affogata nella vasca da bagno e Lea scopre di non sapere proprio nulla di quella donna. Vittoria era una brava nuotatrice, protagonista assoluta e seducente della propria esistenza. Come può essere la vittima di un incidente simile? Lea vuol capire se c’è altro sotto. Comincia a mettere in dubbio così tante cose che si ritrova confusa anche sulla natura dell’attrazione che provava nei suoi confronti. Fa domande a tutti quelli che la conoscevano e da ognuno recupera un frammento che racconta di una vita di cui la protagonista nemmeno sospettava l’esistenza.
Chi dice e chi tace mi è piaciuto per diversi motivi. Per lo stile. Il romanzo è scritto in prima persona ed esercita una difficile continuità tra pensieri, dialoghi e azioni. Basterebbe poco per infrangerne l’ingegneria, ma non succede e il risultato è pregevole.
Anche la trama cattura ma, come detto, non con lo stile del giallo. E’ un libro sulle donne, sul potere delle cose non dette e sulla libertà che regala amare alle proprie condizioni.
Lo consiglio? Sì, perché è un libro intelligente, che dice le cose più importanti con l’appeal di una chiacchiera di paese.
Dado