NNEditore – 310 pagine
“Hell of book”, titolo originale correttamente tradotto in italiano con “Che razza di libro”, è il quinto romanzo del poeta e scrittore americano Jason Mott. Un libro, in parte autobiografico, nel quale affronta il tema del colore della pelle.
Pubblicato nel 2021 quando ancora si sente gridare forte per le strade “Black Life matters”, non parla della questione razziale nello stile della rivendicazione, ma scende tremendamente in profondità nel sentimento del singolo, che arriva ad odiare il colore della sua pelle più di quanto odi chi la vede come motivo di discriminazione.
Uno scrittore alcolizzato e depresso ha scritto in libro di grande successo per allontanare da se stesso il trauma dell’uccisione di suo padre e della morte per malattia di sua madre. L’uomo però è affetto da una patologia per la quale non sempre riesce a distinguere la realtà dalle sue fantasie. Durante il tour promozionale incontra NeroFumo, il ragazzino dalle pelle più nera che abbia mai visto. Nerofumo gli assicura di non essere frutto della sua fantasia e il fatto che lo veda solo lui deriva dal fatto che può diventare invisibile.
Durante il tour, in compagnia di Nerofumo, lo scrittore prende coscienza di molte cose che ha voluto dimenticare. Cose importanti, come il fatto di essere una persona di colore, di cosa parla il suo libro e di dove ha già visto il ragazzino. Il viaggio lo porterà in fondo ai motivi della sua depressione e a non poter fuggire dall’onere di dover parlare dei morti quotidiani provocati dalla discriminazione razziale.
Dunque un uomo che vuol scappare dalla sua pelle e un ragazzino capace di diventare invisibile. Metafore di una situazione inestricabile che, prima di coinvolgere il destino di un popolo, colpisce le dimensioni personali dei coinvolti fino al punto di non voler essere visti.
Arriviamo alla parte difficile. Mi è piaciuto questo libro? Ci ho dovuto pensare un po’, perché la parte che proprio non mi è piaciuta doveva essere scritta così, non c’era altro modo. Come la descrivi la depressione se non con un pensiero che si avvita su se stesso? A me ha fatto male, odio il rimuginare, sia mio che degli altri, ma è il modo più efficace per descrivere un vicolo cieco. Le ultime pagine, superato lo scoglio, chiudono il cerchio e il prezzo pagato diventa equo.
Per onestà devo anche dire che ho un grosso limite nei confronti di questo libro. Mott è anche un poeta che ho letto essere molto apprezzato per la musicalità della prosa. Se fossi stato in grado di leggere l’inglese come l’italiano probabilmente la parte più ostica sarebbe stata alleggerita dallo stile e dall’armonia della scrittura.
Frase preferita: “Se nasci in un tritacarne cresci in mezzo agli ingranaggi e finisci per non vederli più. L’unica cosa che vedi è la bellezza della salsiccia.”
Non penso sia per tutti, ma lo consiglio. Se qualcuno con le adeguate capacità dovesse leggerlo in inglese mi interessa la sua opinione.
Dado.