Edizioni Darkside – Fazi Editore
Non distrarti, stai facendo il record a flipper! Ascolta l’audio recensione:
Giallo, thriller, noir: mescolate questi ingredienti e otterrete uno dei generi più amati di sempre. Il motivo? Non solo l’intrattenimento, ma anche la capacità di queste storie di esorcizzare le nostre paure più profonde. Un brivido senza conseguenze, vissuto comodamente dalla nostra poltrona preferita.
Personalmente, adoro i thriller, ma ammetto che recensirli non è il mio forte. Il motivo è semplice: per non rovinare la trama a chi deve ancora leggerli, sono costretto a trattenermi dal dire troppo. Tuttavia, per “C’era due volte” di Frank Thilliez, farò un’eccezione. Questo romanzo merita davvero di essere consigliato a chiunque abbia la pazienza di ascoltarmi.
Fin dalle prime pagine, il libro cattura con un inizio potente, uno di quelli che accendono immediatamente una curiosità quasi violenta. Ma c’è un rischio con romanzi del genere: più intrigante è l’inizio, più alta è la promessa da mantenere. Ecco cosa posso raccontarvi senza svelare troppo:
Gabriel Moscato, tenente di gendarmeria in un piccolo paese tra le montagne dell’est della Francia, è un uomo distrutto dalla scomparsa della figlia, avvenuta un mese prima. Durante le sue ricerche, si ferma a dormire nell’unico hotel del paese, dove si era recato per consultare il registro delle presenze. Si sistema nella stanza numero 29, ma, stremato, si addormenta mentre legge.
Nel cuore della notte, viene svegliato da un rumore inquietante: una pioggia di uccelli morti si abbatte contro le finestre della sua stanza. Sconcertato, torna a dormire. Ma al risveglio, si ritrova in un’altra stanza. Sonnambulismo? Forse. Se non fosse per un dettaglio sconvolgente: sono passati 12 anni, di cui non ricorda assolutamente nulla.
Niente paura, non ci sono magie o rapimenti alieni. A tutto c’è una spiegazione, ed è proprio ciò che Moscato cerca, mentre si rende conto che, qualunque cosa sia accaduta in quei 12 anni, il risultato è l’odio delle persone a lui più vicine.
Nonostante tutto, Gabriel ha una missione: ritrovare sua figlia. Non importa se le indagini sono state archiviate da tempo, lui non si arrenderà. Le sue intenzioni sono salde, proprio come lo erano quella notte, prima di addormentarsi.
Intrigante, vero? Ma ridurre questo romanzo al solo espediente narrativo sarebbe un torto a Frank Thilliez. “C’era due volte” è molto di più. È un’opera stratificata, ricca di atmosfere disturbanti, segreti che si intrecciano e si moltiplicano, e persino un finale che si collega a un altro romanzo già pubblicato. Non nella trama, ma nella realtà: un vero e proprio gioco metanarrativo.
Soprattutto, però, il libro esplora una visione estrema dell’arte. Non il classico canone artistico, ma una versione degenere dell’immortalità artistica. Qualcuno, infatti, si è messo in testa di replicare le stesse reazioni che i grandi geni, come Caravaggio, suscitano nell’animo umano.
Cosa c’entra tutto questo con la figlia di Moscato e il salto temporale? Beh, sapete bene che non posso rivelarvelo. Posso solo dirvi che, in questo romanzo, tutti trovano il senso di ciò che cercano, buoni e cattivi. Ma nessuno, e dico nessuno, otterrà la redenzione.
Come avrete capito, consiglio vivamente questo libro. Tuttavia, devo fare un piccolo appunto: nella mia copia ho trovato diversi errori di stampa, come parole troncate o refusi. Non sono particolarmente pignolo, e a un libro autopubblicato lo perdonerei. Ma a Fazi Editore, no. Soprattutto considerando che i miei 18,50 euro erano stampati piuttosto bene.
Detto questo, autore e romanzo valgono ogni centesimo.
Dado