edito da Enaudi – 168 pagine
Chi è Marco Missiroli? Sì, certo. Premio Strega giovani, autore emergente di sei libri (sette con questo), tra cui Fedeltà, tradotto in 23 lingue, serie Netflix, mattatore delle dirette web, dove salva acerbi conduttori rispondendo con magnifici significati a domande vacue. Ma chi è veramente Marco Missiroli?
Il suo stile è intimo ed intimista, in ogni libro dovrebbe svelare se stesso, in qualche modo. Ma lo fa? Leggendo “Avere Tutto” mi sono accorto che, probabilmente, anche lui si stava chiedendo chi fossimo noi e ci stava mettendo alla prova con livelli di crescenti confidenze.
Sandro, Sandrino, Muccio, prova a vivere Milano e muove la sua vita tra lo slancio dei suoi successi come pubblicitario e il sabotaggio delle stabilità tramite il vizio del gioco. Una vita che potrebbe, ma non è. Torna a Rimini apparentemente preoccupato per il padre vedovo, ma è a caccia del suo nodo esistenziale che può essere sciolto solo lì, respirando l’affetto della sua città, che lo prepara al passaggio più importante della vita.
Non era negli atti osceni di Libero Marsel o nei dubbi di Fedeltà il Missiroli a piena penna, senza nulla togliere al valore letterario di quanto avevamo già letto. Quelli erano assaggi, un percorso per arrivare a questo libro, il più bello di Marco finora, l’ho capito dalle prime pagine e ho divorato il resto in poche ore.
Il pretesto narrativo è un magistrale complesso edipico che, non concluso, porta alla nevrosi, a una compulsione come quella del gioco d’azzardo. Un genitore amato, da contestare, sconfiggere, superare, un padre di cui diventare padre, per sviluppare quella parte della psiche che dona l’agio di essere, finalmente, adulti. Tramite questa chiave Missiroli mostra molto di sé, come non ha mai fatto. Il suo quartiere, i suoi amici e il suo rapporto intimo con Rimini.
Era Rimini che ci nascondeva dietro gli atti osceni e dietro l’esibizione dei pensieri adulteri? Non lo so, ma sono sicuro che rappresenti un grembo ancora gravido. Magari, lasciatemi fantasticare, di un’epopea di più generazioni. Un cent’anni di solitudine romagnola. Scherzo, ma sono realmente convinto che Missiroli possa scrivere un romanzo che segni la sua generazione.
Voglio concludere con una nota sullo stile. Marco Missiroli usa la parola scritta come pochi autori e ne ha una padronanza dinamica. E’ capace di descrivere i sentimenti usando anche solo il ritmo di ciò che descrive. Un autore così potrebbe rendere interessante il racconto di una minzione notturna.
Lo consiglio? “Avere Tutto” è un libro che consiglio a tutti, ma che piacerà in modo particolare a chi ha avuto un padre difficile da ignorare anche quando non c’era, o non c’è stato più.
Dado