Pubblicato per Feltrinelli. 138 pagine, più i ringraziamenti.
Recensione Audio:
Dopo 8 anni Baricco torna con un libro di narrativa che, a detta sua, non voleva nemmeno pubblicare. Dice che è stato convinto dalle persone che gli sono care. Verità, marketing? Non lo so, ma sono contento che l’abbia pubblicato.
Prima di scrivere questa recensione ho letto un po’ di opinioni trovate in rete. Non ho fatto distinzione tra autorevoli o meno. Avevo la curiosità di capire se le mie considerazioni fossero comuni ad altri. Ho trovato due tipi di commenti: chi seguiva pedissequamente i suggerimenti della promozione del romanzo e chi bollava questo libro come mero esercizio di stile.
Mi sono fatto l’idea che con questo romanzo di Baricco ci sia un grosso problema, ossia che è un libro di Baricco. Forse mi sbaglio, ma trovo che siano stati tutti molto occupati a capire se lo scrittore fosse all’altezza della sua fama, piuttosto che fare quello che questo libro pretende per essere capito: spegnere tutto e lasciarsi portare.
Un esempio della scarsa comprensione che ho riscontrato? In Abel ci sono riferimenti espliciti all’incesto, ma non ho trovato un solo accenno nelle critiche che ho letto. Ti pare? Può essere un fatto di scarsa importanza? Vabbeh… allora ve lo racconto io.
Abel Crow è la voce narrante di un Ovest Americano da ultima frontiera. Non racconta solo la sua storia, ma anche quella dei suoi 4 fratelli e lo fa senza seguire una cronologia determinata, perchè quello che ha scoperto, quello che sente, è che tutto sia già successo e continua a succedere. Anche cambiando l’ordine degli episodi della sua vita tutto resta com’è.
Ma… non stavamo parlando di un romanzo western? Certo, lo è, ma è un Western metafisico, perchè i protagonisti di questo romanzo vivono il “Confine”. Il confine dell’esplorato, il confine tra la cultura anglosassone e quella indiana, un confine tra uomo e natura. E allora capita che in qualcuno nasca una sensibilità particolare.
I fratelli Crow ci sono cresciuti in quel confine metafisco, allevati da una madre lupa che li ama carnalmente e poi li abbandona. Lilith vede il futuro, Joshua è intelligentissimo e pazzo, David è un Prete (o meglio un Pastore), Samuel vive per scavare la terra ed è ricco per questo. Abel è un pistolero talmente bravo che a 27 anni diventa leggenda per aver sventato una rapina con un “Mistico”, un colpo impossibile con due pistole incrociate. Questo però non è il culmine della sua storia, la sua vera nascita avviene quando smette di sparare.
Sparare è ciò che gli ha concesso di capire come le cose allineate vibrino e che i duelli siano già avvenuti, ma più importanti nel suo viaggio sono le persone. Una strega indiana, un maestro di tiro cieco, Hallelujah la ragazza cresciuta tra i Dakota, amore vero, ma inafferrabile, un nonno che vede solo una sera, ma che gli fa leggere la storia del mondo scritta su una sella.
Questo romanzo è di sole 138 pagine, ma di un’intensità che sembrano mille ridotte al numero perfetto con il cesello. 27 episodi che potrebbero sopravvivere soli, fuori dalla trama, senza perdere bellezza. Ed è un vero peccato rinunciare a “viverli” perché occupati nei confronti tra Baricco e la sua bravura. Dovrebbe essere una somma, non una differenza.
Lo consiglio? Ovviamente sì. Scritto da Dio, intenso, provoca invidia tremenda in chi ha l’ambizione di scrivere (cioè a me). In mezzo a un’offerta di mercato in cui il valore principale sembra essere la popolarità di chi scrive, questo libro è un goal di Maradona. Ha usato la mano? Esticazzi. Straconsigliato.
Dado
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